Grande successo per il Forum Avvocaticalcio

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Si è tenuto lo scorso 7 settembre nella splendida cornice di Villa Arbusto del comune di Lacco Ameno, Isola di Ischia, la Convention Annuale Avvocaticalcio con il Forum Internazionale “Broker nel pallone. Procuratori o mediatori?” nell’ambito del 40° Meeting Estate: Incontri Internazionali sui temi del Calcio.

Ha aperto i lavori l’Avv. Franco Campana, Segretario generale Avvocaticalcio, che ha evidenziato come sia importante che gli avvocati portino sempre nel cuore l’amore per il gioco del calcio, perché è da questa passione che è possibile trarre forza per una rivendicazione del ruolo di garanti certificati a tutela dello sport e dei suoi protagonisti. L’occasione del World Fair Play Day, che cade proprio il 7 settembre, ricorda a tutti come lo sport esista proprio grazie al rispetto di un sistema di regole condiviso.
Dopo i saluti di Ruggero Alcanterini, Presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, di Carla Tufano, vice sindaco di Lacco e dell’Avv. Francesco Cellammare, segretario dell’Associazione Forense Ischia, si è entrati nel vivo del convegno con l’intervento dell’Avv. Claudio Pasqualin, noto procuratore e Presidente di Avvocaticalcio.

Pasqualin dopo aver ancora una volta ribadito la legittimità della figura dell’avvocato-procuratore, che assiste i calciatori in virtù delle competenze riconosciute dalla Legge e che non ha necessità quindi di iscriversi al registro Agenti Sportivi, ha evidenziato come la recente riforma del Registro abbia di fatto reintrodotto la figura dell’agente-mediatore che opera come intermediario nelle trattative incassando commissioni da tutte le parti in causa (calciatore, società cedente e società acquirente) e tutelando, quindi, non più gli interessi del solo atleta ma sostanzialmente i propri. L’avvocato, invece, che opera al di fuori dell’ordinamento sportivo ed il cui mandato non necessita quindi del deposito presso la FIGC, agisce nell’interesse di una sola parte, in virtù di quanto sancito dalla legge professionale forense e dal codice deontologico, fornendo assistenza nella negoziazione, redazione e stipula di contratti sportivi. È opportuno quindi che CONI e FIGC eliminino ogni dubbio in merito alla legittimità di avvalersi di un avvocato nei tesseramenti e nei trasferimenti prevedendo esplicitamente la sua figura nei regolamenti e permettendo che esso sia indicato nei contratti sportivi. Ne guadagnerebbe sicuramente tutto il mondo del calcio, ha concluso Pasqualin, il cui livello culturale si innalzerebbe non poco.

È intervenuto quindi il giornalista Enrico Varriale di RAI Sport che ha evidenziato come da una recente analisi della FIFA sia emerso che i procuratori sportivi abbiano incassato negli ultimi 10 anni complessivamente 3,5 miliardi di euro. Si tratta di risorse economiche enormi che escono dal sistema calcio per cui è opportuno che si valuti attentamente quando queste rappresentino degli sprechi come nel caso delle commissioni così come è opportuno che vi sia maggiore professionalità nel settore soprattutto in questo periodo di entusiasmo del mondo dello sport grazie ai grandi risultati raggiunti agli Europei, alle Olimpiadi ed alle Paralimpiadi. Pasqualin sull’argomento ha aggiunto che l’avvocato procuratore, così come l’agente prima della riforma del 2015, agisce solo nell’interesse del calciatore per cui non può chiedere una commissione ai club in quanto si comprometterebbe l’equilibrio tra le parti: è evidente, infatti, come l’asimmetria informativa a favore dell’agente rispetto al calciatore possa spingere il primo a privilegiare i propri interessi piuttosto che quelli dell’assistito.

La parola è quindi passata all’Avv. Mauro Garau, vice Presidente Avvocaticalcio, il quale ha ricordato che nel 2010 la FIGC prevedeva esplicitamente nel regolamento la figura dell’avvocato che veniva quindi citato quale unica alternativa possibile al procuratore dotato di licenza. Nel 2015 la FIFA ha poi deregolamentato il settore prevedendo che chiunque, anche senza alcun titolo, potesse assistere i calciatori. Il Legislatore fortunatamente ha deciso di recente di introdurre un nuovo regolamento che nella prima stesura FIGC ancora prevedeva una clausola di salvaguardia per gli avvocati ma che poi, nel giugno 2019, con un colpo di spugna ha visto l’eliminazione della parola “avvocato” dal testo sostituita da un generico “fatto salve le competenze riconosciute per legge”. Questo ha generato notevoli problemi di interpretazione da parte degli uffici FIGC che spesso hanno ostacolato la normale attività degli avvocati procuratori. Nel febbraio 2021 il Legislatore nazionale ha di nuovo reintrodotto con un Decreto Legislativo il riferimento agli avvocati ma i decreti attuativi sono stati prorogati al 2023 lasciando quindi la categoria in un limbo. Allo stato attuale quindi sono legittimati ad operare come agenti coloro che possono agire in conflitto di interessi: si tratta di un passo indietro rispetto al 2010 quando ciò era esplicitamente vietato. In pratica quindi le lacune degli attuali regolamenti fanno sì che gli agenti sono diventati dei veri e propri broker che possono rappresentare tutte le parti in causa: calciatore, società cedente e società acquirente.

Ci troviamo in una situazione paradossale in cui i regolamenti escludono o comunque ostacolano (vedi l’impossibilità di indicare il nome nel contratto depositato) una figura qualificata come quella degli avvocati, gli unici che attualmente possono garantire l’assenza del conflitto di interessi visto che il codice deontologico lo impone, spingendo spesso società e calciatori a rivolgersi a figure che invece sono legittimate a fare gli interessi di più parti con l’aumento, quindi, di costi a causa delle commissioni.
Inoltre, questa normativa sostanzialmente riduce notevolmente l’importanza ed il ruolo del Direttore Sportivo che ormai si limita a contattare l’intermediario per gestire e concludere le operazioni di calciomercato.
Garau ha poi evidenziato un altro aspetto che rappresenta un passo indietro per il settore, ovvero la domiciliazione: si è passati dalla possibilità per gli agenti effettivamente residenti ed operanti all’estero di potersi domiciliare presso un agente italiano per poter sottoscrivere un contratto nel nostro paese alla possibilità per chiunque, compresi gli italiani, di poter operare in Italia, senza sostenere l’esame e garantire alcuna professionalità, domiciliandosi presso un procuratore.
Nel 2021, ha concluso Garau, ci sono 87 agenti domiciliati in Italia di cui ben 62 sono soggetti italiani, residenti ed operanti in Italia, che, in pratica, per non sostenere l’esame hanno acquisito la licenza in altri Paesi per poi domiciliarsi presso colleghi italiani. Tra questi ci sono nomi importanti tra cui Francesco Totti e Vincenzo Raiola.

Sono poi intervenuti alcuni dei presenti. L’Avv. Leonardo Mennella ha evidenziato come sia incredibile non poter indicare il proprio nominativo all’interno del modulo federale, elemento che ostacola il riconoscimento ufficiale della figura dell’avvocato-procuratore e quindi la sua attività nel mondo del calcio; sarebbe auspicabile quindi la possibilità di poter depositare la procura in FIGC per riconoscere ufficialmente il rapporto tra calciatore ed avvocato agli occhi di tutti gli attori del sistema. L’Avv. Claudio Orabona ha raccontato come spesso questa ambiguità generi comportamenti poco etici da parte degli agenti sportivi che cercano di acquisire la procura dei calciatori dicendo loro che gli avvocati non possono assisterli. L’Avv. Francesco Cellammare ha invece evidenziato come sia fondamentale in questa situazione la tutela da parte delle istituzioni nazionali, in particolare il CNF.

La parola è stata quindi presa da Filippo Mincione di Sport Management Italia il quale ha allargato il discorso in merito alla necessità di professionalità a tutti gli aspetti del mondo del calcio: si tratta infatti di un’industria che rappresenta una grande quota del PIL, con società che fatturano milioni di euro e che quindi necessiterebbero di una gestione aziendalistica con figure specifiche ma che nella sostanza peccano di professionalità con dirigenti in ruoli chiave che non hanno alcuna o scarsa competenza manageriale. In questo momento storico particolare, in cui il covid ha accentuato una crisi che in sostanza già era in atto, c’è un problema di sostenibilità economico-finanziaria del sistema per cui sarebbe opportuno una riforma complessiva del modello di gestione.

Fabio Poli, Direttore Organizzativo dell’Associazione Italiana Calciatori e preside dell’Università del Calcio, si è riallacciato al tema della professionalità evidenziando come il mondo del calcio necessiti oggi di professionisti con competenze specialistiche. Ad esempio nell’organigramma di una società di calcio vengono sempre trascurate le figure del Responsabile Logistico, in grado di ottimizzare enormemente i costi se competente, e del Consulente Legale che assista il Club in tutti i rapporti contrattuali e che quindi deve essere specializzato nel settore. Ormai le società calcistiche non fanno più calcio come attività caratteristica in quanto la maggioranza del fatturato proviene dai Diritti TV e dal “Commercial”, quindi commercializzano il calcio. In questo tipo di attività gli aspetti contrattuali diventano fondamentali e necessitano quindi di esperti specializzati verticalmente.

L’incontro si è chiuso quindi con i saluti di Rosanna Ciuffetti, Direttrice della Scuola dello Sport di Sport e Salute, che facendo i complimenti per i temi affrontati dal convegno ha esortato i professionisti del settore a guardare in maniera sinergica a tutti gli sport e non solo al calcio in quanto è tutto il mondo CONI che necessita di competenze per crescere.